Che fine ha fatto Dylan Dog?

Che fine ha fatto Dylan Dog?

Cosa c’entra un personaggio dei fumetti con le coperture da esterno?
Te lo spiego subito.

Se hai già letto qualche mio articolo, avrai senz’altro notato che mi piace molto studiare delle “case history” tratte da altri settori, per analizzare quali sono i fenomeni che hanno portato al successo determinate aziende ed altre al fallimento.
Il mercato risponde a dinamiche ricorrenti, comuni ad ogni settore, bisogna solo saperle riconoscere ed applicarle bene perché possano funzionare in qualsiasi tipo di business.

Dylan Dog è un personaggio di una casa editrice italiana, la Bonelli. Negli anni ‘90 la vendita di questa serie a fumetto divenne un caso. Credo di aver letto da qualche parte che il primo numero andò così a ruba da essere introvabile. In poco tempo “l’investigatore dell’incubo” arrivò in Italia a contendersi la scena addirittura con lo storico Topolino della Disney.
Poi è accaduto qualcosa. Già nel 2000 la Bonelli cominciò a perdere punti vendendo sempre meno copie. Insieme a Dylan Dog, anche gli altri personaggi di questa casa editrice entusiasmavano sempre meno, un lento declino che ha portato la Bonelli in crisi.
La Disney invece? Beh, Topolino, Paperino e tutti gli altri, hanno spopolato sempre di più.
Certo stiamo parlando di una azienda, che si è comprata mezzo mondo!
Ma com’è possibile che questi, dall’America vengono a “dare le botte” anche a te, Bonelli, a casa tua?
Cosa è successo alla Bonelli? Non sanno più scrivere storie? E invece perché agli italiani è rimasta la passione per Topolino?
Ho studiato questo caso e ho scoperto che il nocciolo della questione non sta nella capacità di scrivere storie.
La verità e che la Bonelli, è la classica azienda “all’italiana” che crede (o meglio che ha creduto) che avere un bel prodotto possa bastare: “la gente legge i miei fumetti, quindi se faccio delle belle storie si affezionerà al personaggio, continuerà a comprarlo e farne una collezione.
Nella realtà no. La gente dopo un pò si stanca e vuole cambiare.
Quello che da sempre fa Disney invece è tutt’altra cosa: DARE UN’IMPORTANZA STRAORDINARIA AI PROPRI LETTORI. Le persone vogliono sentirsi importanti e il colosso americano fa di tutto per far sentire i suoi lettori unici e coccolati: inviti, bonus, collezioni, premi, gadget, cartoline a casa di ringraziamenti e chi più ne ha più ne metta.
Insomma si sono accorti prima degli altri che scrivere bei fumetti non basta!
Adesso non inchiodiamo il pensiero su Topolino e Dylan Dog. Cerchiamo di calare questo discorso nel nostro campo.
Certo, non siamo delle super potenze mondiali come Disney, ma il concetto di base non cambia. Oggi, più di allora, prodotto o servizio per quanto ottimi, non bastano più. Le persone vogliono “essere speciali”, vogliono parlare con altri individui per non sentirsi un numero.
Da anni mi batto per trasmettere questi valori a tutti i collaboratori della De Vivo. Risposte pronte, professionalità ed entusiasmo: i cardini su cui si fonda il lavoro del nostro team, per rendere ogni contatto con l’azienda un’esperienza piacevole e costruttiva.
L’attenzione ai nostri rivenditori e la cura del rapporto di reciproca fiducia che ci lega a loro, ha dato vita ad un nuovo progetto. Abbiamo in mente di premiare i nostri migliori partner per farli sentire davvero importanti. Ecco come nasce il De Vivo Club. Diventando un membro di questo circolo i nostri clienti inizieranno la loro “scalata” per ricevere imperdibili premi, raggiungibili attraverso 3 livelli progressivi: COMFORT, PRIVILEGE, LUXURY.
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